San Massimiliano Maria Kolbe: "Il martire della carità"

In occasione della memoria del santo francescano, don Salvatore Barbella ricorda come la sua vita sia testimonianza vivente dell'amore di Cristo
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San Massimiliano Maria Kolbe: "Il martire della carità"

La Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Maria Kolbe il 14 agosto. Il referente delle Caritas parrocchiali della diocesi di Nola, don Salvatore Barbella ricorda la vita del santo dedicata interamente alla Chiesa e agli uomini. San Massimiliano Kolbe è stato sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire ma anche fondatore della Milizia di Maria Immacolata. Deportato ed ucciso ad Auschwitz, il 14 agosto del 1941, prima di morire, ponuncia “Ave Maria”. Con il suo martirio, ha detto Giovanni Paolo II, egli ha riportato «la vittoria mediante l’amore e la fede, in un luogo costruito per la negazione della fede in Dio e nell’uomo».

Don Salvatore Barbella: "Una figura emblematica della carità cristiana e del martirio nel XX secolo"

Uomo innamorato della Chiesa, la vita del santo è stata totalmente affidata alla Vergine Immacolata. Kolbe la descrive come "il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio" (SK 1310). San Massimiliano Maria Kolbe, nato Rajmund Kolbe l'8 gennaio 1894 in Polonia, è una figura emblematica della carità cristiana e del martirio nel XX secolo. Fu un sacerdote francescano conventuale noto per la sua intensa devozione alla Vergine Maria. In uno dei suoi scritti, egli la descrive così: "Il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio è l’Immacolata, l’essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio. Neppure per un istante la Sua volontà si è allontanata dalla volontà di Dio" (SK 1310).

Nel 1941, fu arrestato dalla Gestapo e deportato ad Auschwitz. Proprio lì, nel luogo più buio della storia, la sua santità raggiunse il culmine: in risposta alla condanna a morte di dieci prigionieri per punire una fuga, Kolbe si offrì volontario per prendere il posto di uno di loro, un padre di famiglia. Dopo settimane di sofferenza, fu ucciso con un'iniezione letale il 14 agosto 1941.
San Massimiliano Kolbe è stato canonizzato il 10 ottobre 1982 da Papa Giovanni Paolo II, che lo dichiarò "martire della carità". La straordinarietà di San Massimiliano Kolbe sta semplicemente nell’aver messo in pratica l’insegnamento di Gesù: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Giovanni 15:13). Massimiliano Kolbe ha vissuto queste parole fino in fondo, offrendo la sua vita per salvare quella di un altro. Il suo sacrificio non fu solo un atto eroico, ma una testimonianza vivente dell'amore di Cristo che ci chiama a seguirlo sulla via della croce.

In un mondo spesso segnato dall'egoismo e dalla violenza, l'esempio di San Massimiliano Kolbe ci ricorda che siamo chiamati a un amore radicale, un amore che si dona senza riserve. Egli ci mostra che, anche nelle situazioni più buie, nei luoghi più oscuri come Auschwitz, possiamo essere luce e speranza per gli altri attraverso i nostri atti di carità.

Affidiamoci a San Massimiliano Maria Kolbe e ricordiamoci che la santità è una questione eucaristica: "Una sola Santa Comunione è sufficiente per farsi santi. Tutto dipende dalle disposizioni interiori, dalla preparazione. Metà della giornata dedicata alla preparazione, l'altra metà al ringraziamento. Talvolta una Comunione spirituale porta con sé le medesime grazie di quella sacramentale. Nelle difficoltà, ripeti spesso: 'Mio Dio e mio tutto'" (SK 968).

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