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La rappresentazione della Carità tra arte e poesia
“Vivevo sul lato in ombra della strada e osservavo i giardini dei vicini al di là della strada, festanti nella luce del sole. Mi sentivo povero, e andavo di porta in porta con la mia fame. Più mi davano della loro incurante abbondanza, più diventavo consapevole della mia ciotola da mendicante. Finché un mattino mi destai dal sonno all'improvviso aprirsi della mia porta, e tu entrasti a chiedermi la carità. Disperato, ruppi il coperchio del mio scrigno, e scoprii sorpreso la mia ricchezza”.
[R. Tagore]
Il 24 febbraio 2023, si è svolto il secondo incontro del percorso di formazione e cura dei volontari dei servizi caritativi: “La bellezza è il superfluo necessario”, intitolato: “La rappresentazione della Carità tra arte e poesia”. La dottoressa Lucia Surano ha iniziato con un excursus sull’etimologia e sui significati della parola carità.
Il termine Caritas, in latino, esprimeva che qualcosa o qualcuno che era carus, nel senso sia di stima che di affetto. Con Cicerone inizia ad avere il significato di amore ed, infine, viene utilizzato per tradurre dal greco ‘agape’ (da agapào = accolgo con cordialità, tratto con affetto), che, nel Nuovo Testamento, prende il significato di amore delle creature nei confronti di Dio e dei propri simili.
Nell’arte figurativa la Carità è solitamente e allegoricamente rappresentata come una donna che allatta, simbolo dell’amore incondizionato che dona agli altri.
Queste illustrazioni derivano da un racconto, Caritas Romana, del Factorum et dictorum memorabilium libri IX di Valerio Massimo.
Si tratta della storia di una donna, Pero, che allatta segretamente il padre, Cimone, dopo che lui è stato incarcerato e condannato a morire di fame. Lei viene scoperta da un secondino, ma il suo atto di amore e di generosità impressiona tutti i funzionari responsabili, che concedono il rilascio del padre.
Ai partecipanti all’incontro, poi, è stato chiesto di realizzare una breve composizione in versi per descrivere la carità e di dare una loro personale ‘allegoria’ della carità.
Il terzo incontro, dal titolo: “Il tema della Fede: dal teatro greco al Cristianesimo fino al Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini” si terrà il 31 marzo alle ore 17:00, presso il Salone dei Medaglioni del Palazzo Vescovile di Nola.
[R. Tagore]
Il 24 febbraio 2023, si è svolto il secondo incontro del percorso di formazione e cura dei volontari dei servizi caritativi: “La bellezza è il superfluo necessario”, intitolato: “La rappresentazione della Carità tra arte e poesia”. La dottoressa Lucia Surano ha iniziato con un excursus sull’etimologia e sui significati della parola carità.
Il termine Caritas, in latino, esprimeva che qualcosa o qualcuno che era carus, nel senso sia di stima che di affetto. Con Cicerone inizia ad avere il significato di amore ed, infine, viene utilizzato per tradurre dal greco ‘agape’ (da agapào = accolgo con cordialità, tratto con affetto), che, nel Nuovo Testamento, prende il significato di amore delle creature nei confronti di Dio e dei propri simili.
Nell’arte figurativa la Carità è solitamente e allegoricamente rappresentata come una donna che allatta, simbolo dell’amore incondizionato che dona agli altri.
Queste illustrazioni derivano da un racconto, Caritas Romana, del Factorum et dictorum memorabilium libri IX di Valerio Massimo.
Si tratta della storia di una donna, Pero, che allatta segretamente il padre, Cimone, dopo che lui è stato incarcerato e condannato a morire di fame. Lei viene scoperta da un secondino, ma il suo atto di amore e di generosità impressiona tutti i funzionari responsabili, che concedono il rilascio del padre.
Ai partecipanti all’incontro, poi, è stato chiesto di realizzare una breve composizione in versi per descrivere la carità e di dare una loro personale ‘allegoria’ della carità.
Il terzo incontro, dal titolo: “Il tema della Fede: dal teatro greco al Cristianesimo fino al Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini” si terrà il 31 marzo alle ore 17:00, presso il Salone dei Medaglioni del Palazzo Vescovile di Nola.